Orgoglio corso in Ligue 1
Terra di conquista sin dai tempi dei greci, Ajaccio (Agation, Adiacium, Ajax) vive oggi l’orgoglio del Gazelec Football Club promosso per la prima volta nella sua storia in L1, la serie A francese. Potrebbe sembrare una favola come tante, ma adesso in pochi ricordano quando l’anno scorso il manto erboso dello stadio fu posato dal presidente Olivier Miniconi, con il ds Christophe Ettori che guidava il trattore, sotto gli occhi dei calciatori esterrefatti. Perché il Gazelec Football Club Ajaccio è identità, appartenenza, orgoglio, sangue di una terra che vive la Francia come una sfida, a maggior ragione con un pallone tra i piedi. Le origini di questa squadra risalgono al 1910 sotto il nome di Jeunesse Sportive Ajaccienne, nel 1933 diventa Football Club Ajaccio, nel 1960 Gazelec Football Club Ajaccio, come dopolavoro degli operai delle aziende statali del gas e dell’elettricità; dal 1996 al 2012 è Gazelec Football Club Olympique Ajaccio, per poi tornare Gazelec Football Club Ajaccio.
Negli anni Trenta esordisce nella Division d’Honneur corsa, che equivarrebbe alla nostra Promozione, nei Novanta le prime apparizioni nel calcio professionistico francese, nel 2012 la promozione nella L2 (la serie B francese), tre anni dopo la storia. Nel 1972 ci fu un tentativo di fusione con l’AC Ajaccio che aveva gravi problemi economici, ma alla fine i dirigenti del Gazelec rifiutarono l’idea del professionismo e non se ne fece niente. Nel 1999, dopo una rimonta strepitosa, il Gazelec Football Club Ajaccio si è visto rifiutare la promozione in L2 perché la Lega fece valere un articolo del proprio regolamento che impediva a due squadre di una città con meno di 100.000 abitanti di militare nello stesso campionato. Anthony Colinet è il calciatore con più presenze (270), Assane Tall quello con più reti (41, dal ’75 all’81). Lo stadio, che ospita poco più di 3.000 spettatori, è intitolato a uno dei fondatori del Gazelec degli anni Sessanta, Ange Casanova, morto il 24 marzo 1998. Nella sua bacheca fanno bella mostra di sé 16 coppe della Corsica e 4 titoli nazionali dilettanti.
La maggior parte degli amministrativi della società sono volontari. Il portiere, Clément Maury è un ingegnere informatico, il centrocampista Amos Youga è impiegato alle poste, e per le trasferte la società ha deciso che utilizzerà solamente voli di linea, nessuna spesa pazza per un’avventura che potrebbe concludersi subito e lasciare un segno indelebile dal punto di vista economico; lo spirito col quale sarà affrontata la L1 del Psg, del Monaco e dell’Olympique Marsiglia, sarà lo stesso di tutti questi anni. Louis Poggi è di Bastia, corso, e capitano del Gazelec Football Club Ajaccio: «Siamo saliti in L2 pochi anni fa, abbastanza per capire il nostro modo di vivere e giocare a calcio, eppure ci sono giovani che continuano a comportarsi come se vestissero le maglie delle squadre del continente. Qui si lotta, ci si aiuta, si gioca nello stesso stadio in cui ci alleniamo. Qui la gente si dissangua per seguirci». Sembra il discorso dello spogliatoio di Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”, invece è solo la mentalità di chi conosce la polvere dei piccoli stadi, le urla dei tifosi avversari che sono più vicini di quanto si possa immaginare, il sapore delle sconfitte e delle vittorie conquistate a caro prezzo e la notorietà, gli articoli de L’Equipe e di France Football, non possono disperdere un patrimonio genetico costruito in decenni di dilettantismo, perché presto il Gazelec potrebbe tornarci.
Gli aiaccini che seguono la squadra e che aiutano la società tolgono il tempo alle proprie famiglie, come nelle comunità italiane che ben conosciamo e che fanno grande il nostro calcio dilettante. Sono consapevoli che andranno a combattere con armi impari contro gli squadroni della L1, ma questo non li distoglie dal loro obiettivo che è quello di mantenere sempre alta la concentrazione, loro che hanno portato il calcio corso fuori dall’anonimato e che giocheranno il derby contro il Bastia come se non ci fosse un domani: vincerlo nel massimo campionato francese è un’occasione che potrebbe non ripresentarsi mai più.
Una cosa è sicura, la L1 conoscerà Le Bistrot, come venivano chiamati quando si riunivano al bar Le Claridge, oggi divenuto L’esarc, per bere e risolvere qualche situazione intricata. Decisamente il soprannome cui sono maggiormente legati perché esprime meglio di qualsiasi altro le origini popolari di questo club e della sua gente, roba da Borgorosso Football Club con Alberto Sordi nelle vesti del presidente, con una differenza importante, qui non c’è da ridere e da scherzare, qui ci si allena duro per la gente che viene allo stadio. Forse è per questo che vengono chiamati anche Le Gaziers o Les Diables rouges, I Diàvuli rossi in corso.