Gli InSuperAbili
Un sogno per volare oltre le barriere. Un sogno iniziato per caso che oggi fa di InSuperAbili Onlus un progetto d’avanguardia in Italia nel rapporto sport-disabilità. Il calcio porta con sé lo scontro, la competizione sfrenata, la voglia di vincere a ogni costo, eppure quello stare insieme, cercando di superarsi e superare può assumere un grande significato pedagogico.
Se n’è accorto Davide Leonardi, che della Onlus è il presidente, cercando una squadra di calcio per una ragazza down e non trovando strutture che potessero accoglierla: «Così ci siamo informati, scoprendo che all’estero ce ne sono di incredibili, dalla Russia all’Ucraina, all’Inghilterra, che è all’avanguardia», per non dire dell’America Latina dove da decenni ci sono campionati e fortissime rappresentative nazionali. L’inizio non è stato facile: «Parlare di scuola calcio per ragazzi disabili a lungo andare era diventato noioso, sembrava di voler rimarcare la differenza invece che superarla, era frustrante per noi, per i ragazzi e per le famiglie, così è nato il progetto InSuperAbili che accoglie al suo interno ogni tipo di disabilità, da quella fisica all’autismo, da quelle psichiche a quelle relazionali».
Nell’autunno del 2013 gli iscritti erano solamente quattro, ma piano piano se ne sono aggiunti altri fino a raggiungere il numero di ventisei, ventisei ragazzi che hanno permesso al progetto di farsi conoscere e prendere campo. La svolta importante è stata la partnership con Reset Group, società di marketing, comunicazione e procure sportive, presieduta da Davide Lippi e con Carlo Diana direttore generale. Che si avvale della figura carismatica di Marcello Lippi, presidente onorario, e di un testimonial d’eccezione quale Giorgio Chiellini, difensore della Juventus e della Nazionale. Alla base un nuovo modello d’insegnamento nel rispetto dei nuovi stili di vita, di gioco e di apprendimento dei giovani che desiderano praticare calcio. Il progetto mira a garantire la crescita e l’integrazione di ragazzi con disabilità all’interno della società, usando il calcio come veicolo di socializzazione e integrazione che con il divertimento e l’allenamento può portare miglioramenti a livello di salute psicofisica e di generale qualità della vita del singolo atleta. Sono nate così le Reset Academy Insuperabili.
«Tre sono le figure chiave dei nostri staff: il tecnico qualificato, l’educatore e lo psicologo. Inoltre ci sono pure quelle del logopedista, del fisioterapista e del massofisioterapista. Perché ogni disabilità ha bisogno d’interventi mirati, soprattutto durante gli allenamenti, come stretching e massaggi, circa un quarto d’ora è speso per queste attività». Tutto personale retribuito: «Il volontariato in questo Paese ha un valore enorme, ma nel nostro progetto non ci possiamo permettere discontinuità – sottolinea Leonardi –. I ragazzi hanno bisogno di punti fermi con i quali crescere». Testimonial, crowdfunding e aste benefiche servono per reperire i fondi necessari, anche perché in poco tempo sono cresciuti i ragazzi, le accademie, in varie regioni, e le persone impiegate: «Solo a Torino (città natale del progetto, ndr) abbiamo 150 ragazzi. In totale sono circa 300 in 10 Academy, con 170 dipendenti».
Grazie all’A.S.C. (Attività Sportive Confederate) c’è un campionato nazionale a 7, poi a seconda dell’età e delle categorie i vari tornei. Ma le emozioni più forti si vivono quando gli InSuperAbili incontro i pari età, normodotati: «I bambini non hanno filtri, giocano e basta, hanno più problemi gli allenatori adulti a guidarli. Da noi gli altri imparano il valore della relazione, noi impariamo a gestire la frustrazione della competizione sportiva». Un’attività alla portata di tutte le tasche, bastano infatti 50 euro l’anno per abbigliamento, assicurazione, allenamenti 2-3 volte la settimana e iscrizione ai campionati.
Poi ci sono le storie che ti restano addosso: «Uno dei nostri ragazzi giocava da attaccante e voleva provare a stare in porta, pur avendo dei limiti fisici oggettivi. Noi abbiamo cercato di dissuaderlo e la risposta è stata: “Proprio tu mi dici che non lo posso fare, quando tutti i giorni m’inciti a superare i miei limiti?”. Alla fine ha giocato anche in porta e poi è tornato a fare l’attaccante. Un’altra ce l’ha raccontata un padre che al mare col figlio ha visto accadere quello che ha sempre sperato. Quando tutti i suoi coetanei giocavano a calcio lui se ne stava in disparte perché non era capace, poi è venuto da noi e una volta arrivate le vacanze ha chiesto di partecipare. Inizialmente è stato accolto con diffidenza, ma poi ha iniziato a giocare ed erano gli altri bambini a chiederglielo. Lo sport è fatto di regole, autodisciplina, s’inizia così e poi si arriva all’integrazione, quella vera, quella che si realizza nella vita di tutti i giorni».
A Torino, ogni tanto qualche giocatore di Juventus e granata va a trovare i ragazzi InSuperAbili. Un giorno si è presentato il centrocampista del Toro Baselli e uno dei ragazzi down gli ha fatto un autografo, perché si sentono giocatori e protagonisti della propria vita, così poi hanno continuato a fare il giro rilasciando entrambi autografi. Attualmente le ragazze giocano insieme ai maschi, ma in futuro ci saranno anche squadre femminili: «All’estero – racconta Leonardi – sono le grandi società ad avere le varie sezioni al proprio interno. Il nostro prossimo obiettivo? Aprire l’Academy a Pisa in Toscana, con la Fondazione Stella Maris, consci che insieme a quelle di Torino e Roma sarà uno dei nostri fiori all’occhiello». Perché se la disabilità crea barriere i sogni aiutano a superarle e il calcio può essere uno di questi e dei più concreti.