Milan nel cuore
Milan nel cuore
prefazione di Gianni Rivera
pagine 224
euro 15,00
lingua italiano
– Compralo Subito –
Ho usato tanto i piedi ma, soprattutto, forse ho usato la testa.
Per un calciatore i piedi sono importanti, spesso è soltanto per quello che sono riusciti a fare che uno viene ricordato. Ma, ieri come oggi, il calcio è un mondo chiuso, in cui valgono regole rigide e non discutibili, un mondo in cui è difficile essere accettati se si decide di pensare in modo autonomo, se si sceglie un modello diverso, se la testa non serve soltanto per fare gol.
Attorno al calcio ci sono sempre più interessi economici e più potere, sempre meno sentimenti, emozioni, romanticismo ma non me la sento di dire che allora, negli anni Sessanta e Settanta, tutto ciò fosse molto diverso. Il calcio non è pulito né sporco, è come tutto il resto, è un pezzo di mondo e ne rispecchia i lati buoni e quelli cattivi, le virtù e le magagne.
Vedevo già allora gli aspetti positivi, la vita agiata che il giocare a pallone ci permetteva ma mi sono sempre interessato anche a quello che succedeva fuori, nelle classi sociali meno fortunate, tra i giovani che non avevano avuto simili opportunità. E il mio impegno sociale, soprattutto nell’associazione Mondo X, non è mai stata vista di buon occhio, un dispendio di energie… Se, nel Milan e nella Nazionale, sono riuscito a giocare ad alti livelli e per tanti anni, lo devo alle persone che hanno creduto in me e mi hanno dato la possibilità di crescere e di giocare, forse perché anche loro amavano usare la testa, oltre ai piedi.
Penso a Pedroni che mi fece esordire nell’Alessandria a 15 anni, e allora l’Alessandria era in serie A! E che mi portò al Milan. Penso a Gipo Viani che si oppose al mio prestito al Padova, all’importanza nella mia crescita che hanno avuto persone come lui e come Nereo Rocco. È grazie a loro che per diciannove anni ho potuto indossare la maglia rossonera e, anche se con minor fortuna, quella della Nazionale.
Eppure se penso a quegli anni, alle vittorie, e sono state molte, alle soddisfazioni che la carriera mi ha dato, mi rendo conto che più degli scudetti o delle coppe, ci sono tra i miei ricordi più belli le parole che mi dedicò France Football, nel 1969, nell’anno del Pallone d’oro: «In un calcio arido, cattivo, con troppi dubbi di doping e premi elevati, Rivera è il solo a dare un senso di poesia a questo sport».
Dalle persone e con le persone con cui ho vissuto la mia esperienza nel mondo del calcio ho imparato molto. Ma chi più ha contato in questi anni è stato Nereo Rocco: è a lui che desidero dedicare un pensiero particolare e queste parole.
Gianni Rivera