Ogni maledetta domenica nella Ciudad Oculta

«Sole sul tetto dei palazzi in costruzione / sole che batte sul campo di pallone / e terra e polvere che tira vento / e poi magari piove». Polvere e baracche, povertà e paura, criminalità e disagio, questa è solo una delle tante facce di Ciudad Oculta, baraccopoli o villa miseria (è, infatti, conosciuta pure come Villa 15) di Buenos Aires. Ce ne sono in tutta l’Argentina, ma non tutte sono altrettanto famose. Il nome secondo i più deriva dall’epoca della dittatura militare di Jorge Rafael Videla che per nascondere ai turisti e, soprattutto, ai giornalisti stranieri, in arrivo per i Mondiali del 1978, questa parte della medaglia fece costruire un muro, occultandola.

Qui vivono argentini arrivati da varie parti del Paese, ma anche paraguaiani, colombiani, boliviani, venuti per cercare fortuna. Più che un quartiere un luogo dell’anima, quelli che generalmente preferiamo non frequentare, uno di quei posti che non sceglieresti mai e se ci nasci fai di tutto per andartene, pure morire. Nonostante, in questo periodo storico, il calcio come show business non riscuota molte simpatie, in qualità di sport ha ancora un senso di scoperta, appartenenza e rivincita come poche altre cose nella vita di chi fa fatica ad avere anche un paio di scarpe sane per giocare.

Nella Ciudad Oculta c’è un campionato che si disputa ogni domenica, meno che per le feste religiose. Le partite, a eliminazione diretta, hanno due tempi da quindici minuti e se finiscono in parità si passa subito ai calci di rigore, il vincitore va al turno successivo. Tutto avviene nel giro di qualche ora e alla fine non c’è coppa o trofeo ma solo soldi, quelli che ogni squadra ha versato per l’iscrizione, circa 400 pesos, una vittoria ne può valere 12.000. Possono giocare tutti, le donne come gli anziani, vige una sola regola, nella formazione almeno tre giocatori devono avere più di 35 anni, un modo per equilibrare il torneo, dove giocano molti ragazzi giovani, sognando di ripetere le gesta di Maradona, Batistuta o Tevez, che di questi quartieri è l’idolo indiscusso. Il giocatore del popolo che dall’alto della sua carriera e dei suoi guadagni non ha dimenticato le proprie origini, lui che è cresciuto nel quartiere nominato Ejército de los Andes, detto anche Fuerte Apache, da qui il suo soprannome da calciatore. Forse è per questo che gioca sempre con la stessa foga, che in ogni partita mette l’anima, che è riuscito a far volare oltre i muri delle villa miseria.

Invece a Ciudad Oculta c’è chi l’anima se l’è venduta tanti anni fa, chi per indole, chi per sopravvivere, pure a se stesso. Nei soldi versati c’è una percentuale riservata all’arbitro, che non sempre è presente. I calciatori fumano e bevono di tutto, alcuni arrivano al campo armati e non ci sono abbastanza soldi per rischiare la vita. In questi campi di terra s’impara a farsi rispettare con un pallone tra i piedi e non tutti giocano per soldi, quei pochi che hanno un lavoro per esempio, lavori che non gli permettono comunque di andare ad abitare altrove. Quando c’è il sorteggio per la domenica le squadre che scendono in campo per ultime esultano, i ragazzi potranno andare a divertirsi tutta la notte, tanto fino a una certa ora non giocheranno, fatto che ricorda un po’ i nostri dilettanti, stretti tra gli impegni sportivi e la vita di tutti i giorni, sicuramente più facile di quella della Ciudad Oculta.

Ma c’è qualcosa di più e meglio in questi posti che rotola appresso una palla. Ci sono associazioni di volontariato e Ong che s’impegnano quotidianamente per dare un’istruzione e un futuro ai ragazzi del barrio, come Conviven. Esiste il Centro Deportivo Recreativo de Villa 15 Ciudad Oculta, parallelo al campionato settimanale, con un intento formativo nel quale lo sport ha un ruolo fondamentale, capace di modellare e rivelare al tempo stesso una personalità. Il Centro ha squadre Under 14 e Under 16, sia maschili che femminili, seguite con passione e attenzione da tutti gli abitanti. Il calcio da loro l’opportunità di scavalcare quel muro e di non sentirsi, almeno per una volta, sporchi, brutti e cattivi, ma ragazzi e ragazze come tutti gli altri. Negli ultimi anni il Centro Deportivo Recreativo de Villa 15 Ciudad Oculta si è distinto nei Juegos Nacionales Evita, una sorta di giochi della gioventù, arrivando primi nella città di Buenos Aires e conquistando le finali nazionali. Mario Arévalo, uno degli allenatori, ha espresso alla perfezione la loro gioia: «Siamo molto contenti per i nostri ragazzi, perché non dimenticheranno mai questo momento». Le finali, infatti, vengono disputate negli stadi dove generalmente gioca la Nazionale Argentina, proprio per fargli respirare quell’erba e quell’atmosfera che per molti di loro resterà solamente un sogno, con il quale combatteranno ogni maledetta domenica in mezzo ai sassi e alla polvere della Ciudad Oculta: «Il ragazzo si farà / anche se ha le spalle strette / quest’altr’anno giocherà / con la maglia numero sette».

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