Ciclismo, brava gente


Ciclismo, brava gente
prefazione di Candido Cannavò
pagine 140
euro 25,00
lingua italiano

– Compralo Subito –


Non riesco a pensare al ciclismo senza pensare ad Alfredo.
Credo sia questo il più bel complimento che si possa fare a un uomo come Martini, che io non chiamerò mai un monumento, perché i monumenti hanno solo bella presenza, ma non seguono la vita, come il nostro impagabile amico, la osservano dall’alto.
Lui no: il bello di Alfredo è questo porsi pudicamente in prima linea, con gran rispetto per gli altri, ma anche con piena coscienza del suo ruolo, del suo carisma, di quello che può donare agli uomini che sono arrivati dopo di lui e soprattutto al ciclismo che lo fa soffrire e gioire, ma nel quale si identifica quasi tutta la sua vita.
Qualche tempo fa m’invitarono all’Università Statale di Milano ad ‘arbitrare’ una tavola rotonda dal titolo Il futuro degli anziani.
Avevo alla mia destra un gigante della nostra cultura: il regista Mario Monicelli, anni 91. E alla sinistra un santone del giornalismo, che veleggia al di là degli ottanta: Piero Ottone. È stata un’ora di delizie durante la quale la bellezza dei ricordi si proiettava in avanti in un futuro senza tempo. Ecco, io chiamerei Martini e altri della sua generazione e della sua tempra a far da testimoni sulla bellezza della cosiddetta vecchiaia e sui tesori che vi si racchiudono.
Quelli che guardano un vecchio con sospetto, che lo emarginano dal cosiddetto incalzare della vita, non sanno quello che si perdono.
Questo libro di Francesco Caremani è prima di tutto un atto d’amore. E chi comincia a sfogliarne le pagine entra subito nel clima di una favola, perché sembrano favole i tempi della povertà e della guerra in cui sono fiorite le storie e le carriere di una generazione. Nulla era impossibile, ogni giorno era una sfida nuova e via via nel buio si aprivano spiragli di luce. E lo sport aiutava a vivere e sognare. Tutte le prediche più dotte non valgono una storia di vita come questa.
Nel mio rapporto affettuoso con Martini c’è una grande mediatrice: “La Gazzetta dello Sport”. Non c’è giorno in cui Alfredo non l’abbia in mano come compagna della sua vita. E se gli piace un mio articolo s’attacca al telefono e me lo dice: alla sua maniera, senza un aggettivo di troppo. «Bravo direttore». E io lo ringrazio. Tutto qui. E ringrazio anche il cielo di avermi fatto conoscere una persona come lui.

Candido Cannavò

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